Elezioni presidenziali in Messico: una scienziata a capo del governo

La storia di donne impegnate in politica e nella lotta al cambiamento climatico


Giugno si è aperto con le elezioni presidenziali in Messico che hanno avuto un risultato sorprendente e innovativo: Claudia Sheinbaum è stata eletta prima presidente donna nella storia del Messico.

La leader della piattaforma progressista Morena ha dedicato la sua vittoria alle donne: “Come ho già detto in altre occasioni, non arrivo da sola. Siamo arrivate tutte, con le nostre eroine che ci hanno regalato la nostra patria, con le nostre antenate, le nostre madri, le nostre figlie e le nostre nipoti”, ha detto rivolgendosi ai suoi elettori. La vittoria di Claudia Sheinbaum, infatti, contiene in sé tanti elementi innovativi per il Paese, a partire dal fatto che è stata la prima donna a rompere il cosiddetto “soffitto di cristallo” nella politica messicana diventando la prima presidente donna, considerato il patriarcato e il machismo radicato che caratterizza il Messico.

Ma vediamo chi è Claudia Sheinbaum. Nota come “doctora”, per il suo ricco curriculum accademico, ha una laurea in fisica e un dottorato in ingegneria energetica a Berkley. Ha trascorso anni in un laboratorio di ricerca in California, studiando i modelli di consumo energetico messicani e diventando un'esperta di cambiamenti climatici. Nel corso della sua ricerca si è occupata ampiamente di clima, entrando a far parte dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il principale organismo scientifico internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, nel 2007 (anno in cui il gruppo ha vinto il Premio Nobel per la Pace), contribuendo nello stesso anno al quarto rapporto di valutazione dell’IPCC e nel 2013 al Quinto rapporto di valutazione dell’IPCC insieme ad altri 11 esperti nel campo dell'industria.

L’esperienza come ricercatrice energetica e il suo attivismo studentesco l’hanno portata ad ottenere il posto di segretario all'ambiente di Città del Messico, quando Andrés Manuel López Obrador (il presidente uscente) era sindaco della capitale. Nel 2018 è diventata il primo sindaco donna di Città del Messico, carica che ha mantenuto fino al 2023, quando si è dimessa per candidarsi alla presidenza. Da sindaca di Città del Messico (anche in quel caso prima donna a rivestire la carica nel Paese), Sheinbaum ha messo in atto azioni riguardanti il trasporto pubblico, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e l’incremento delle energie rinnovabili.

Sicuramente dopo l’elezione a capo di stato, che entrerà in atto il 1° ottobre 2024, la presidente eletta dovrà affrontare le grandi priorità del Paese e non necessariamente queste coincideranno con la lotta alla crisi climatica. La leader progressista si trova infatti di fronte a una situazione molto complessa in cui imperversa il Messico da anni, caratterizzata, tra le altre, da violenza criminale legata al traffico di droga, violenza sulle donne e un grave deficit fiscale del suo governo. La donna sostituirà il presidente uscente Obrador, suo alleato di lunga data, i cui programmi di welfare hanno risollevato molti messicani dalla povertà, guadagnando consensi per il loro partito di sinistra Morena. Tuttavia, Obrador ha molto investito nelle infrastrutture del petrolio e del gas.

Le associazioni ambientaliste messicane ora si chiedono se a prevalere, nelle politiche messe in campo nei prossimi anni, sarà la risolutezza della scienziata del clima, con una spinta effettiva verso la transizione ecologica, o la realpolitik della compagna di partito di AMLO (il presidente uscente), che non accennerà ad abbandonare le estrazioni petrolifere né a ridurre le importazioni di gas dagli Usa, che assicurano da sole il 58% circa dei consumi elettrici del Paese. Sicuramente le premesse per mettere in atto un cambiamento vero e proprio ci sono, staremo a vedere se la presidente terrà fede alle promesse fatte.

Claudia Sheinbaum è la prima donna a ricoprire la carica di presidente donna, ma ciò che più fa sperare in un cambiamento è il suo passato di impegno e ricerca nella lotta al cambiamento climatico.

Ma non è l’unica. Se ci spostiamo nel mondo troviamo altre figure di donne impegnate in politica che hanno spostato l’attenzione sul cambiamento climatico e le sue conseguenze.

Dei quaranta Paesi che sono stati identificati come i più vulnerabili davanti alla crisi climatica, più della metà si trova in Africa. Una voce africana, femminile e storica è quella di Wangari Maathai, mancata nel 2011 per un tumore. Maathai era una biologa kenyota, attivista ambientale e la prima donna in Africa a conseguire un dottorato di ricerca. Nel 1977 ha fondato il Green Belt Movement, associazione volta alla piantumazione di alberi, alla conservazione dell’ambiente e alla difesa dei diritti delle donne. Nel 2004 Maathai è diventata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la pace per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace».

Un altro volto dell’attivismo nel continente africano è Francisca Okeke, una fisica nigeriana e la prima donna capo dipartimento dell’Università della Nigeria. Conosciuta per il suo lavoro sul fenomeno dell’elettrogetto equatoriale per il quale ha vinto nel 2013 un premio L’Oreal-UNESCO per il suo lavoro su questo fenomeno, utile per aumentare la consapevolezza e comprensione del cambiamento climatico.

Christiana Figueres, diplomatica del Costa Rica, è un'autorità mondiale nell'ambito della tutela dell'ambiente e della lotta contro la crisi climatica. Già Segretario Esecutivo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (2010-2016), si è assunta la responsabilità di condurre i negoziati internazionali in seguito alla fallimentare conferenza di Copenaghen del 2009, facendo sì che gli sforzi culminassero nello storico accordo di Parigi del 2015. Durante il suo mandato alle Nazioni Unite, la diplomatica costaricana ha riunito governi e ONG, multinazionali e attivisti, istituzioni finanziarie e comunità religiose, per realizzare congiuntamente un accordo sul cambiamento climatico senza precedenti nella storia, perché come titola il suo ultimo libro, "Il futuro è quello che scegliamo".

Troviamo esempi di donne impegnate nella lotta al cambiamento climatico anche vicino a noi, come la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che ha sviluppato diverse politiche innovative per ridurre l’inquinamento atmosferico, grazie ad esempio alla creazione di ampie piste ciclabili e spazi pedonali. La sindaca ha proposto una Parigi “100% ciclabile”, grazie alla politica della città dei 15 minuti per cui ogni parigino riesce a vivere nel suo quartiere trovando tutto ciò che serve. Spagnola naturalizzata francese, socialista, già vicesindaco e assessore all’urbanistica, Hidalgo sta pedonalizzando la Ville Lumière, riqualificando l’area centrale di Les Halles e la Banlieu. Nel 2016 la prima cittadina francese è stata eletta come presidente di C40, una rete globale di sindaci delle principali città del mondo uniti nell’azione per affrontare la crisi climatica e garantire che le città più grandi e influenti del mondo siano mobilitate per realizzare lo storico Accordo di Parigi. Nel corso di questo mandato Hidalgo ha lanciato anche l’iniziativa “Women4Climate” per aiutare a sostenere e celebrare le donne leader che stanno portando avanti l’azione per il clima.

Gli esempi di donne al potere che si sono impegnate anche nella lotta al cambiamento climatico sono tante, speriamo che questa ondata possa continuare e rappresentare sempre di più la normalità.

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