Oggi, non più solo le grandi aziende, ma anche le Piccole e Medie Imprese (PMI) sono chiamate a intraprendere percorsi di sostenibilità. Diventa fondamentale riconoscere e integrare la sostenibilità nelle attività aziendali per attuare un cambiamento e soprattutto per coinvolgere tutti gli stakeholder, i quali richiedono alle aziende di essere sempre più sensibili e attive in termini di responsabilità sociale d’impresa.
La Sda Bocconi School of Management ha condotto uno studio, denominato "Fostering Sustainability in Small and Medium-Sized Enterprises", nel quale mostra le principali tendenze delle PMI in Europa nell’approcciarsi a percorsi di sostenibilità.
L’indagine condotta rivela come le PMI italiane siano particolarmente attente e interessate a integrare le tematiche ESG (Environmental, Social, Governance) all’interno dei propri processi aziendali; più della metà di esse, infatti, dichiara di avere già adottato un approccio di sostenibilità o di stare per farlo (52% confrontate con la media europea di 43%). Ciò che più di tutti ha spinto le PMI italiane a integrare nelle proprie strategie aziendali le tematiche ambientali e sociali sono:
Sicuramente l’approccio alla sostenibilità non è sempre semplice, l’indagine della SDA Bocconi infatti, sottolinea come le PMI richiedano maggiore chiarezza e immediatezza nelle normative in materia e incentivi fiscali che gli permettano di promuovere prodotti e servizi sostenibili.
Lo studio mostra come, ciononostante, sia aumentato il numero di PMI che evidenziano i vantaggi dell’adozione di un approccio alla sostenibilità. Un piano ambientale e sociale più sviluppato ha permesso alle aziende di migliorare il proprio impatto ambientale, di aumentare la propria efficienza oltre ad aver ottenuto una migliore gestione del rischio aziendale e una maggiore soddisfazione dei dipendenti e dei clienti. Sempre più spesso, infatti, il consumatore richiede alle aziende con cui si confronta di essere sensibili rispetto ai temi legati al mondo della sostenibilità e di attivarsi concretamente in quella direzione, mostrandosi anche disponibile a pagare di più per prodotti che rispettano l’ambiente.
Ma non solo il consumatore è attento a queste tematiche. Anche gli investitori stanno sempre più spesso richiedendo alle aziende un cambiamento che non sia solo green ma sia anche un cambiamento etico e sociale.
Legislatore, mercato, cittadini chiedono dunque alle imprese di fare business con un approccio più etico e attento ai diritti delle persone, all’equilibrio sociale e all’ambiente. Soprattutto, chiedono di essere informati sulle performance connesse attraverso una comunicazione puntuale, periodica e trasparente, che le aziende interpretano per lo più con la redazione di un report di sostenibilità.
Il report di sostenibilità nasce per questo, perché molte aziende in realtà hanno a cuore la sostenibilità del proprio territorio e della comunità in cui operano ma non lo comunicano ai propri stakeholder.
Il report di sostenibilità è lo strumento di monitoraggio, rendicontazione e comunicazione del processo di gestione responsabile intrapreso dall’azienda. Rappresenta un importante strumento per la gestione dei rapporti con i dipendenti, le istituzioni e la società.
Un report di sostenibilità per svolgere una reale funzione comunicativa non può limitarsi ad essere redatto. La parte più importante è quella della divulgazione al pubblico esterno, ma anche quella al pubblico interno è molto importante. Il report permette di confrontarsi con tutti gli interlocutori dell’azienda attraverso un dialogo strutturato e durevole, che renda consapevole i dipendenti, che prosegua per coinvolgere tutti gli stakeholder esterni e infine che venga divulgato esternamente per comunicare il proprio impegno valorizzando quanto fatto.
Inoltre, il report di sostenibilità allarga il proprio campo di applicazione. La direttiva Ue 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ha ampliato infatti il numero di imprese che devono redigere il report. Con la direttiva europea tutte le aziende saranno obbligate a redigere un report di sostenibilità, seguendo una roadmap ben precisa, che dal 2024 coinvolgerà le aziende partendo dalle grandi fino a raggiungere, negli anni a seguire, anche le piccole e medie imprese. Tuttavia, ben prima di arrivare all’anno di obbligatorietà, anche le aziende minori, pur non avendo doveri specifici, saranno portate a dover rendicontare i propri impatti ambientali, sociali e di governance. Le grandi aziende già soggette alla CSRD, infatti, potranno richiedere informazioni ESG a tutti i soggetti della propria catena del valore (come fornitori o clienti). Di conseguenza, essi potranno valutare di redigere il report di sostenibilità in via volontaria.
Sicuramente, diventa sempre più chiaro agli occhi di tutti i portatori di interesse il valore del report di sostenibilità. I vantaggi sono chiari e riscontrabili, la trasparenza e la gestione degli stakeholder sono due strumenti ormai indispensabili che le aziende devono tenere conto. Visto anche che tra gli elementi per valutare un’azienda vi è sempre più spesso la capacità di integrare il proprio business con un approccio sostenibile, redigere e curare il report di sostenibilità rappresenta sempre di più la direzione da percorrere anche per le piccole e medie imprese.
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